Il pollo Brianzolo
Agli inizi degli anni ’60 il Pollo Brianzolo era ben presente nel mercato di Milano spuntando ottimi prezzi che al tempo si aggiravano attorno a 300-350 lire al chilogrammo in più delle quotazioni normali.
Il Prof. Carlo Fracanzani, riprendendo articoli di quarant’anni prima svela i segreti di queste produzioni di qualità.
Questa tipica produzione lombarda veniva realizzata principalmente nell’area situata a nord est di Milano, non lontana dall’Adda, ed in parte compresa ancora nella Brianza.
L’allevamento del pollane, in questa zona, si scostava parecchio da quelli diffusamente praticati. Non era un allevamento familiare ma si avvicinava quasi all’allevamento industriale e mirava alla produzione di carne.
La zona d’allevamento era del tutto speciale. La popolazione era molto fitta raggruppata in piccoli centri rurali distanti pichi chilometri l’uno dall’altro. Le aziende agricole erano modeste con poca superficie (2-3 ettari) e scarsi mezzi a disposizione dell’agricoltore. L’attività agricola era quasi sempre destinata al capo famiglia e permetteva l’allevamento di uno o due capi di bestiame bovino. Venivano coltivata principalmente cereali per circa due terzi della superficie. La restante parte era destinata alla coltivazione delle foraggere.
I contadini vivevano in corti con più famiglie con scarsi locali adibiti ad abitazione e stalla.
Ambienti rurali di tali dimensioni non permettevano l’allevamento di grandi quantità di pollame. Venivano quindi allevate poche galline (non Brianzole) per la produzione di uova (da 30 a 50), da 5 a 10 tacchine per l’incubazione delle uova oltre a 3 o 4 oche per la produzione di piuma.
Il bilancio familiare delle aziende agricole veniva arrotondato dai proventi dell’industria, sviluppata in zona.
L’operosità della popolazione locale era però evidenziata dell’allevamento del pollo da carne al quale erano dediti uomini e donne con proventi che spesso superavano le entrate dell’intera azienda agricola.
L’allevamento del Pollo Brianzolo da carne iniziava nel mese di novembre con l a raccolta di uova in altre aziende agricole fatte poi covare delle tacchine. Per la raccolta delle uova gli agricoltori brianzoli si spingevano fino ai confini della bergamasca. Si raccoglievano uova delle diverse razze dando la preferenza a quelle a guscio bianco.
Le nascite avvenivano a dicembre e in questo periodo iniziava l’allevamento dei pulcini. I primi pollastri arrivavano al mercato di Milano all’inizio di aprile. venivano ospitate in stallo o anche in cucina. Erano ospitate in cassette nido sistemate anche in più strati.
Nei mesi successivi, e fino a tutto luglio, tutte le tacchine della Brianza erano impegnate nella cova. Ad ogni tacchina venivano destinate da 20 a 25 uova.
L’allevamento dei pulcini era praticato con molta cura. Nei mesi invernali erano tenui in stalla e coperti con panni di lana dai quali venivano posti fuori per i pasti. Con la bella stagione venivano allevati nella vigna o nel prato utilizzando particolari gabbie mobili. I polletti brianzoli venivano poi allevati in pollai rustici che servivano per il riparo temporaneo contro le intemperie e il troppo sole.
Nei primi giorni d’allevamento i pulcini erano allevati con mollica di pane inzuppata nel vino, farina di mais impastata con latte. Verdure e sostanze azotate (insetti e vermi) venivano reperiti al pascolo.
Il pollame prodotto veniva portato, direttamente dai contadini, ai mercati settimanali di Desio, Monza, Vimercate, ecc. dai quali poi passava a Milano per essere in parte consumato in luogo e in parte esportato.