Orticoltura litoranea e lagunare nella zona di Chioggia
L’orticoltura di un secolo fa nel delta del Po
L’ortolano in generale prepara da sé i semi degli ortaggi preferiti. Onde sfuggire al disordine delle facili ibridazioni, il coltivatore dell’estuario evita di produrre nello stesso orto diverse varietà della medesima specie. Devesi forse alla costanza dei caratteri ottenuti coll’applicazione di tale principio la rinomanza acquistatasi da Pellestrina coi suoi bellissimi pomodori, da Cavarzere coi piselli verdoni, da Chioggia colle cipolle gialle, coi cavolfiori, i cavoli verzotti, le zucche barucche.
Fin dalle più remote età della Serenissima gli ortaggi e le frutta costituivano una delle fonti principali di ricchezza per le laboriose popolazioni dell’Estuario. È presumibile che ancor prima dell’esodo dei fuggiaschi, che diede poi origine alla Venezia dei tribuni, le popolazioni degli estuari e specialmente quelle di Chioggia conoscessero gli splendori di una antica civiltà orticola allargantesi gradatamente nei successivi tempi fino a sconfinare dalle strette lingue litoranee e dalle zone insulari della laguna per diffondersi nelle plaghe limitrofe alle Città delle Venezie. Era naturale che l’estuario e particolarmente la zona di Chioggia colle loro popolazioni rudi, conservassero più tipicamente l’impronta di quella tecnica colturale che creatasi qui in condizioni d’ambiente del tutto speciali e non certo tra le più felici, caratterizza si può dire in modo eminente nei suoi lati più singolari e interessanti, la orticoltura Veneta. Al contrario di quanto avviene altrove, dove all’orticoltura sono riserbate le terre più feraci, di facile e comodo accesso, poste nel suburbio dei grandi centri, sussidiate da irrigazione, nelle migliori esposizioni, ecc. l’orticoltura Veneziana si svolge su terreni che altrove sono sterili e abbandonati.