Carciofo violetto Veneto
Le piante che non devono mancare nell’orto
Il carciofo violetto di Chioggia: la storia di questa tipologia, seppur ancora incerta, è similare per non dire la medesima del violetto di Sant’Erasmo, infatti sembra che fi no a agli inizi del 1800 tutto il carciofo prodotto in queste zone lagunari fosse denominato “violetto
di Chioggia”, o anche “violetto dell’estuario” da cui poi derivò il “violetto di Sant’Erasmo”. Il “carciofo di Chioggia” potrebbe derivare dal “livornese”, poiché nel 1929 la storica gelata distrusse gran
parte delle “carciofere” nostrane, che furono in seguito sostituite dal più resistente “violetto di Toscana”.
A differenza del violetto di S. Erasmo dove i pochi produttori sono raggruppati nel consorzio del Carciofo Violetto di Sant’Erasmo con lo scopo di tutelare e promuovere la tipica produzione del carciofo violetto coltivato nell’isola di Sant’Erasmo e zone limitrofe, la produzione
del violetto di Chioggia è relegata a poche persone per lo più anziane che lo coltivano a livello hobbistico.
Una caratteristica macroscopica utile per distinguere queste due tipologie risiede soprattutto nei capolini: le brattee esterne ben serrate con la presenza di piccole spine apicali conferiscono al “violetto
di S. Erasmo” una forma più “affusolata” rispetto al “violetto di Chioggia” che presenta capolini più rotondi e privi di spine (inermi).
Molto importante quindi, grazie al contributo di questo progetto, è stato anche, la caratterizzazione fenotipica (estetica-morfologica)
e organolettica di queste due tipologie di carciofo violetto Veneto.