Sarda
Biodiversità legata al territorio
L’origine dei bovini sardi non è italiana. Sono animali ascrivibili al progenitore Bos macroceros, di provenienza iberica, nord-africana, siriana. La presenza di questi bovini nell’isola, è documentata da reperti archeologici risalenti all’inizio dell’età nuragica: 2000 – 1800 a.C.
I bovini di razza Sarda hanno poi subito un miglioramento, perlomeno morfologico, con l’introduzione, in epoca successiva (900 – 400 a.C.) di bovini di tipo brachicero a corna rivolte lateralmente e provvisti di pagliolaia, di provenienza punica.
Questa specie era costituita da una popolazione con caratteristiche morfologiche, riproduttive e produttive ad elevata variabilità a causa della presenza, all’interno della razza stessa, di 2 o forse 3 sub-popolazioni: di pianura, di collina e di montagna, fenotipicamente ben distinte.
La razza – popolazione “Sarda” era caratterizzata da un perfetto adattamento ai diversi ambienti di allevamento ed utilizzata principalmente per la produzione del latte destinato al consumo familiare diretto e/o indiretto.
Mostrava però una scarsa attitudine sia alla produzione del lavoro e alla produzione della carne. La razza Sarda era infatti di taglia ridotta e con scarso sviluppo toracico. Inoltre mostrava bassi accrescimenti, scarsa resa alla macellazione e eccessiva deposizione di grasso.
Allo scopo di migliorarne le attitudini produttive, furono effettuati diversi tentativi di incrocio con razze italiane (Marchigiana, Chianina; Romagnola; Maremmana e Piemontese) e straniere (Simmental, Shorthorn) che però, non avendo dato gli effetti desiderati, furono ben presto abbandonati. Soltanto intorno al 1880, furono individuate le razze che, per oltre mezzo secolo, avrebbero risolto, ciascuna per un aspetto, le carenze della razza Sarda: la Modicana della Sicilia quello del lavoro, nella Sardegna centro settentrionale; la Bruna della Svizzera quello della carne, nella Sardegna centro-settentrionale. Con tori di queste due razze, importati per la prima volta nell’Isola rispettivamente nel Montiferro (OR) e nel Logudoro (SS), è stato infatti praticato sistematicamente, per oltre un cinquantennio, l’incrocio di assorbimento che ha comportato la trasformazione della originaria popolazione bovina sarda di pianura e di collina in razza Modicana, detta Sardo-Modicana-, molto simile alla Modicana della Sicilia, nella Sardegna sud-occidentale ed in razza Bruna - detta Bruno-Sarda - praticamente identica alla Bruna Alpina, nella Sardegna centro-settentrionale.
Non dappertutto però è stato possibile praticare questi incroci di sostituzione e meticciamento. In alcune zone più difficili dell’Isola la razza Sarda è sempre stata allevata in purezza. Attualmente, anche per effetto della riduzione delle superfici messe a coltura, è in atto il processo inverso di espansione territoriale della razza, rimasta sinora relegata nelle zone più difficili di montagna e di collina, in particolare attorno ai 4 principali massicci montuosi dell’Isola: Limbara (Gallura, Monteacuto, Goceano), Gennargentu (Baronia, Ogliastra, Barbagia), Sette Fratelli-Serpeddì (Sarrabus, Gerrei, Quirra) e Linas (Iglesiente, Sulcis, Teulada).
Le vacche di razza Sarda nel complesso mostrano queste cartteristiche:
- scarso sviluppo sia scheletrico che muscolare;
- ridotta statura associata ad un profilo non rettilineo dovuto alla prominenza lombo-sacrale che comporta un’accentuata spiovenza della groppa e l’inclinazione del tratto dorso lombare;
- limitato sviluppo dei diametri trasversali;
- proporzionato sviluppo longitudinale delle diverse parti del corpo.
La razza Sarda ha un proprio Registro anagrafico istituito nel 1987. Appartiene al tipo morfologico lattifero sebbene la taglia e la mole siano molto modeste.
Il mantello, che non è mai stato oggetto di selezione da parte degli allevatori, non costituisce carattere tipico di razza: è infatti molto variabile sia per i colori che lo compongono che per le tonalità che questi assumono. I più diffusi sono il fromentino di varia tonalità, il nero maltinto ed il grigio con riga mulina chiara.
Caratteristiche morfologiche
Cute: variamente pigmentata ed elastica.
Taglia: piccola. Altezza al garrese: maschi adulti cm. 125; maschi di 15 mesi cm. 110; femmine adulte cm. 118.
Testa: profilo quasi rettilineo; occhi grandi e vivaci; orecchie di media grandezza; narici larghe; musello ampio di colore dal nero al rosato; mascelle forti e robuste; corna di varia forma, grandezza e direzione.
Anteriore: collo lungo e leggero; garrese più rilevato nei maschi; spalle leggere; petto di media grandezza con torace profondo; ventre voluminoso e fianco ampio particolarmente nelle femmine.
Linea dorsale: quasi rettilinea, con spina sacrale rilevata; lombi robusti.
Groppa: leggermente spiovente ed inclinata; coda lunga con attacco alto e fiocco abbondante.
Arti: pastoie di media lunghezza; arti robusti ed asciutti con appiombi regolari; piedi forti con unghioni duri; coscia asciutta nelle femmine, più muscolosa nei maschi; garretti asciutti.
Mammella: di varia forma e grandezza, normalmente ben attaccata con quarti regolari e simmetrici e con capezzoli di media grandezza e ben disposti; vene perimammarie di norma poco evidenti, più evidenti quelle sottocutanee addominali.
Altre caratteristiche: difetti tollerati nelle femmine: cinghiatura, linea dorso-lombare avvallata, groppa molto spiovente e garretti chiusi posteriormente.
Caratteristiche produttive
La razza, per i suoi indici somatici, appartiene al tipo morfologico lattifero, ma grazie alla grande facilità di parto, la buona attitudine materna e l’elevata capacità di utilizzazione di pascoli scadenti è dotata dei requisiti per poter essere impiegata come razza materna per la produzione di vitelli da ristallo, destinati all’ingrassamento in zone diverse da quelle di provenienza. Il vitello alla nascita non ha bisogno di particolari cure ed attenzioni; normalmente segue la madre per tutto il periodo dell’allattamento che si protrae per 5-6 mesi durante il quale esso poppa tutto il latte materno ad eccezione di 1,5-2 mesi, nel periodo primaverile in coincidenza con la massima produzione foraggera, quando viene praticata la mungitura, anche per evitare l’inselvatichimento della vacca. In tale periodo il vitello viene separato dalla madre durante le ore notturne e rinchiuso in appositi recinti; al mattino, dopo la mungitura in genere parziale della vacca, viene rimesso in libertà con questa. La quantità di latte munto è limitata (3-5 litri al giorno) e in parte viene caseificato per ottenere formaggi a pasta filata destinati all’autoconsumo. Lo svezzamento, di norma graduale e spontaneo, avviene ad un’età compresa tra i 5-7 mesi. Le femmine eccedenti la quota di rimonta vengono macellate intorno ai 6-8 mesi di età, i maschi intorno ai 15-18 mesi.
Il tipo caratteristico della razza Sarda ha un mantello tigrato, simile ad una razza presente in Spagna. Sono attualmente presenti in Sardegna solo poche centinaia di esemplari in Gallura (Tempio), nel Guspinese (Medio campidano) e nella zona di Villagrande Strisaili (Ogliastra). Inoltre sono state evidenziate differenza di stazza tra i bovini della Gallura e quelli dell'Ogliastra. Studi su questa variante, sono stati realizzati dalla facoltà di veterinaria di Sassari.
- Razza autoctona nelle regioni: Sardegna