La pollicoltura a Teramo negli anni ‘50
La storia dell’avicoltura italiana attraverso i documenti
Da una nota del Dr. Zeno Tomassini, capo dell’Ispettorato Agrario di Teramo, emerge che negli anni ’50 la pollicoltura in questa provincia era praticata quasi esclusivamente nei singoli poderi in cui la proprietà era divisa. Tale situazione era molto rappresentativa dell’economia locale. Si contavano all’incirca 30.000 poderi e in ogn’uno di questi si allevavano circa 30-35 capi.
Pochi erano quelli che praticavano la pollicoltura intensiva che era limitata alla produzione di carne.
L’avicoltura rurale era un’attività prettamente familiare, condotta dalle massaie, che comunque adottavano sempre più accorgimenti tecnici per la loro produzione.
L’ispettorato Provinciale per l’Agricoltura attuava iniziative per sviluppare la produzione rurale rimuovendo quei fattori che influivano negativamente sulla produzione. Veniva quindi data importanza sulle caratteristiche dei ricoveri, le attrezzature, l’alimentazione e l’igiene. Si organizzavano, per le massaie, corsi pratici della durata di 40 giorni e veniva promossa la diffusione delle razze elette. Tali iniziative portarono notevoli vantaggi alla produzione rurale del territorio.
Erano presenti sul territorio pollai modelli che disponevano di ottimi riproduttori che venivano poi diffusi nei singoli poderi.
Tra le razze elette allevate nei poderi di Teramo ricordiamo la Livornese bianca e la New Hampshire.
Veniva anche allevato un meticcio locale: il pollo Teramano.