Influenza aviaria e allevamento del pollame all’aperto
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L’influenza aviaria è una malattia virale che colpisce per lo più gli uccelli selvatici che fungono da serbatoio e possono eliminare il virus attraverso le feci. Solitamente tali uccelli non si ammalano, ma possono essere molto contagiosi per il pollame allevato in condizioni non idonee e con scarse difese. L’influenza nel pollame si può presentare nella forma causata da ceppi a bassa patogenicità (LPAI) e da ceppi ad alta patogenicità (HPAI). La malattia è soggetta ad obbligo di denuncia.
I virus influenzali A sono suddivisi in due gruppi, a seconda della loro capacità di provocare la malattia nel pollame suscettibile all'infezione:
- virus dell'influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI), che possono indurre una mortalità in allevamento molto elevata (fino al 100 %);
- virus dell'influenza aviaria a bassa patogenicità (LPAI), che causano nel pollame un'affezione leggera, prevalentemente respiratoria, salvo aggravamento dovuto ad altre coinfezioni o ad altri fattori.
Per questa malattia non esiste terapia. È una malattia di categoria A, secondo il Regolamento (UE) 2016/429 e atti delegati, soggetta a denuncia obbligatoria.
Nel caso di allevamenti estensivi e all’aperto il pollame ha un rischio inferiore di contrarre la malattia rispetto ad allevamenti al chiuso e con alte concentrazioni di capi al metro quadrato.
Come tutte le malattie da virus anche la rusticità offre una maggiore possibilità resistenza.
L’allevamento del pollame all’aperto, nel caso di massiccia presenza del virus, è comunque soggetto ad ammalarsi anche se buone tecniche d’allevamento, igiene e rusticità degli animali possono limitare questo rischio. In ogni caso è sempre obbligatorio rispettare, caso per caso, le prescrizioni indicate dalle autorità sanitarie.