Nel lago d’Orta, viveva un drago
Aneddoti, storie, avvenimenti fantastici, stampe, stranezze e altro ancora legato alla zootecnia domestica e al mondo animale in genere
A Milano, in occasione del Salone del Mobile e Fuorisalone 2024, sono presenti numerosi eventi. Tra questi una esposizione, al Palazzo Borromeo D’Adda, in via Alessandro Manzoni 41, dove si nota, tra l’altro, un particolare “uovo”.
Si tratta di un’antichissima leggenda da cui prende il nome l’Isola di San Giulio, che s’affaccia sul lago d’Orta a circa 400 metri dalla costa. All’interno dell’isola, si trovano oggi una basilica, un monastero di clausura e persino un gigantesco osso vertebrale, che la tradizione locale attribuisce al drago coraggiosamente ucciso dal santo: San Giulio.
Si narra infatti, che in tempi remoti, anche l’Italia poté vantare un drago lacustre. Viveva nel lago d’Orta e seminava morte e distruzione tra la gente del luogo. Secondo la leggenda, questo terribile drago fu ucciso da San Giulio.
Il Santo era un religioso greco, originario dell’isola di Egina, che alla metà del IV secolo decise di lasciare la sua terra natia per annunciare il Vangelo nel Nord Italia. Giulio si mise in cammino in compagnia di suo fratello Giuliano, animato dal suo stesso zelo apostolico: col beneplacito dell’imperatore Teodosio, i due missionari sostavano per qualche tempo in un villaggio, ne catechizzavano gli abitanti, ordinavano loro di abbattere gli idoli pagani e avviavano i lavori di costruzione per un luogo di culto che potesse ospitare la neonata comunità cristiana.
I due fratelli si erano prefissi di evangelizzare cento villaggi e costruire cento chiese prima di stabilirsi in un monastero per godersi il meritato riposo: e destino volle che la loro missione avesse a concludersi sul lago d’Orta, uno specchio d’acqua che oggi separa la provincia di Novara dal Verbano-Cusio-Ossola.
Arrivati a quota novantotto chiese e due missionari decisero di separarsi e san Giulio si fece carico di annunciare il Vangelo agli abitanti di Orta. Individuò anche, nella piccola isola, un posto perfetto in cui trascorrere la vecchiaia dedicandosi a una vita di contemplazione.
Le sue aspirazioni iniziali si scontrarono però con le paure della popolazione locale che non voleva accompagnarlo sull’isola: nelle acque del lago viveva un drago aggressivo, che uccideva qualsiasi malcapitato gli capitasse a tiro. I barcaioli avevano dovuto abbandonare le loro attività e nessuno osava andare a pesca in quelle acque. Allora San Giulio stese il suo mantello sulle sponde del lago e invocò l’aiuto del Signore: il mantello divenne rigido e cominciò a galleggiare a pelo d’acqua, trasformandosi in una piccola barchetta. Una volta raggiunta l’isola, cominciò a chiamare il drago a gran voce, la superficie dell’acqua si increspò, facendo emergere dalle profondità un terribile serpente lacustre che aprì le sue fauci, già pronto a inghiottire quell’imprudente barcaiolo.
San Giulio si limitò a brandire in direzione del drago il crocifisso che portava al collo, invocando l’intervento divino e sotto gli occhi attoniti degli abitanti di Orta il drago lacustre lanciò un ruggito straziante e poi fu trascinato verso il basso, inghiottito per sempre dalle viscere della terra. Non lo si vide più, e nessuno ebbe più motivo di temere le acque limpide del lago.
Questa leggenda viene oggi rievocata al Salone del Mobile a Milano con un gigantesco uovo da dove nascerà il drago.