La suinicoltura lombarda agli inizi del secolo scorso
La storia della zootecnia italiana attraverso i documenti
Da un censimento risalente al 1918 in Lombardia di allevavano più di 330.000 capi. Per quanto riguarda le razze, si allevava la cosiddetta razza Lombarda e Milanese. Questa era più alta e più proporzionata delle razze piemontesi (Cavur e Garlasco). Era caratterizzata da un mantello nero rossiccio a volte con macchie bianche in varie parti del corpo. Le setole erano lunghe. La testa era un po’ lunga, grossa, robusta, e con orecchie larghe, lunghe, con punta in avanti o leggermente diretta verso terra. Il corpo era cilindrico e molto sviluppato, sostenuto da gambe grosse, muscolose e forti.
Era una razza pregiata per la produzione di carne e lardo. Il suo ingrassamento era facile anche nei mesi estivi. Il suo peso alla macellazione era di 200 – 220 kg.
Si allevavano anche la Lodigiana e la Bergamasca-Bresciana che erano sempre varietà della razza Lombarda.
I maiali Lodigiani erano apprezzati per la loro lunghezza e le belle forme del corpo. In genere presentavano un dorso quasi orizzontale, la testa era molto affilata e lunga.
A volte il mantello era pezzato di bianco più o meno diffusamente. Sotto le eventuali pezze bianche si riteneva un pregio la presenza di piccole macchie cutanee nero o grigie, sistemate qua e là quasi a raffigurare delle penne di pavone. Le setole erano quasi sempre nere e uniformi nella lunghezza.
I maiali Bergamasco-Bresciani, rispetto alla razza Milanese, erano più rustici e sottili di corpo e mostravano un muso più aguzzo. Le gambe erano più alte, il dorso più convesso e le setole più lunghe.
Le razze lombarda hanno iniziato a scomparire a seguito del meticciamento con le razze Cavour, Garlasco e infine con soggetti importati di razza Yorkshire.
Scrofa di razza Milanese varietà Lodigiana