Protocollo per il recupero delle razze autoctone e la valorizzazione degli allevamenti alternativi legati al territorio
Riassunto: In questi anni l’attività di recupero e conservazione delle razze avicole ha raccolto dalle campagne gruppi di animali che per decenni si sono conservati autonomamente arrivando sino a noi. Queste popolazioni, sottoposte a prove e valutazioni hanno, in alcuni casi, manifestato problemi di fertilità e fecondità, una perdita della variabilità genetica e una deriva genetica relativa alle caratteristiche morfologiche tipiche della razza. Sono state quindi analizzate le esperienze già
avviate (gallina Padovana, Gallina Polverara, pollo Bianca di Saluzzo, pollo Valdarnese, ecc.) acquisendone i punti di forza, evidenziando e risolvendo i punti critici. Il metodo proposto tende ad evitare tali problematiche consentendo sia la conservazione della razza che un’adeguata attività di miglioramento genetico a scopo commerciale.
Parole chiave: conservazione, valorizzazione, razze lovali.
Record for the recovery of autochtonal species and the exploration of the alternative breeding connected to the territory
Summary: Recently the activity of recovery and preservation of avicultural species has picked up from lands animals that for decades have been keep themselves autonoms, arriving to us; these populations, subjected to tries and valuations have sometimes showed fertility and fecundity problems, a loss of genetic drift in relation to the morphological characteristics, typical of race.
Experiences, wich have already started, have been analyzed (for example Gallina Padovana, Gallina Polverara, Pollo Bianco di Saluzzo, Pollo Valdarnese), some positive aspects have been acquired, weak points have been evinced and resolved. Method, wich has been suggested, has the purpose to evade these problems, in order of permitting both the preservation of breed and an appropiate genetic improvement for the sake of trade.
Key words: preservation, eploitation, local races.
Premessa
Negli ultimi mesi si è presentata la necessità di pianificare l’attività di recupero e valorizzazione di razze avicole autoctone: gallina Grossa di Bologna nelle varietà nera e cucula, pollo Giante nero d’Italia, tacchino di Corticella, tacchino di Benevento, anatra Friulana, oca del Doge o di Treviso, pollo Milanino, pollo Perniciato Fidentino e pollo Italiano a cinque dita. In alcuni casi l’attività richiesta è solo di conservazione mentre in altri vengono richiesti programmi di valorizzazione
produttivi. In altri ancora vengono richiesti entrambi. Al fine di omogeneizzare l’attività e non entrare in competizione tra attività di conservazione e programmi di miglioramento genetico è stato attivato un diagramma di flussi che ha lo scopo di consentire un facile monitoraggio dei progressi ottenuti. Questo protocollo ha come obiettivo principale la conservazione della variabilità genetica delle razze autoctone e consente, successivamente, l’attivazione di programmi di miglioramento
genetico per attività economiche. Molta importanza è stata data al legame col territorio vincolando l’attività alla costituzione di registri anagrafici e associazioni di razza. La scelta di un “diagramma di flussi” per organizzare l’attività di recupero, conservazione e valorizzazione delle razze avicole, è dettata dalla necessità di non avventurarsi in maldestre attività di conservazione o produttive portare i soggetti recuperati alla deriva genetica.
Risultati e discussione
Le fasi del diagramma di flussi volte ad acquisire i risultati precedentemente indicati in premessa sono le seguenti:
ricognizione storica: deve essere realizzata un’indagine bibliografica e iconografica volta a stabilirne l’autenticità e a tracciare l’evoluzione della razza;
acquisizione della memoria storica: ci si può trovare di fronte ad una popolazione con caratteristiche ben definite e trasmissibili ma manca del tutto qualsiasi riferimento bibliografico (es. “Fagiano delle Valli Napoleoniche veronesi” e “Oca del Doge” a Treviso). In questo caso è necessario acquisire i “ricordi” della popolazione locale rafforzandoli in un documento storico;
identificazione del comprensorio oggetto di studio: in base alle indicazioni storiche viene individuato il comprensorio, al quale è legata la popolazione, definendone le caratteristiche ecopedologiche, che influenzeranno i disciplinari di conservazione;
monitoraggio del territorio: si avvia la ricerca degli animali e l’individuazione dei gruppi esistenti procedendo ad una corretta valutazione del gruppo etnico;
ricostituzione dei soggetti: a volte la popolazione può essere del tutto estinta ma, dalla documentazione storica, è possibile recuperare i programmi genetiche che ne hanno permesso la formazione (es. Grossa di Bologna, Gigante nera d’Italia, Milanino, ecc.). in questo caso è possibile procedere alla ricostituzione della razza;
purezza genetica: viene valutato il grado di purezza genetica della popolazione analizzando l’uniformità dei soggetti e la trasmissione dei caratteri somatici;
registro anagrafico: con le procedure previste dall’attuale normativa si procede all’istituzione del registro anagrafico nel quale vengono annotati gli animali riproduttori della razza o popolazione in esame con l'indicazione dei loro ascendenti;
associazione di razza: per formare un solido legame tra la razza e il comprensorio si procede ad una diffusione degli animali e all’istituzione di un’associazione di razza tra gli allevatori interessati;
standard di razza: lo standard di razza, che stabilisce le caratteristiche della popolazione in esame, deve essere realizzato dall’associazione di razza e costituire parte integrante del registro anagrafico;
disciplinare di conservazione: dopo il recupero di una popolazione e la realizzazione dello standard è indispensabile procedere al mantenimento della variabilità genetica della popolazione anche a scapito della uniformità delle caratteristiche somatiche. Il disciplinare di conservazione, che deve essere fatto proprio dall’associazione di razza, deve garantire soprattutto la rusticità della popolazione e il mantenimento della variabilità genetica del gruppo e dei singoli soggetti; tali obiettivi vengono raggiunti con l’applicazione di un idoneo programma riproduttivo;
iniziative di valorizzazione: solo quando è consolidata un’associazione allevatori di razza e quando le caratteristiche genetiche della popolazione sono al sicuro si può procedere a iniziative di valorizzazione. Questa è la linea di confine tra attività di conservazione e attività di miglioramento genetico e deve avere come attore principale l’Associazione allevatori di razza. Le iniziative di valorizzazione possono essere così individuate: riconoscimento di “prodotto agroalimentare tradizionale”, riconoscimento di “prodotti tipico”, realizzazione di marchi aziendali e certificazione di processo, marchi Comunitari: D.O.P., I.G.P., ecc. In questa fase è da favorire lo sviluppo di più aziende che, a marchio individuale, commercializzano il prodotto mentre la vendita collettiva (monopolio d’offerta) ha spesso dato risultati deludenti;
incubatoi di moltiplicazione e certificazione volontaria di prodotto: l’attività di valorizzazione porta ad aumentare la diffusione dei soggetti anche al di fuori del comprensorio individuato come zona di origine. È consigliabile l’istituzione di uno o più incubatoi, privati o associati e l’identificazione del prodotto attraverso “certificazione volontaria” come previsto dalla
normativa comunitaria;
miglioramento genetico: nelle aziende impegnate in attività produttive deve essere abbandonato il programma genetico di conservazione e devono essere introdotti programmi genetici di miglioramento in base alle esigenze di mercato. Per esempio, nel caso della Polverara, presente in due colorazioni (bianca e nera), è auspicabile il miglioramento genetico verso la produzione di carne per la varietà bianca e il miglioramento genetico verso la produzione di uova per la varietà
nera;
disciplinari di produzione: le diverse attività produttive devono essere accompagnate da disciplinari di produzione che si differenziano dai disciplinari di conservazione;
valutazioni produttive: solo quando si è sviluppata una credibile attività produttiva è opportuno avviare valutazioni produttive della popolazione e delle diverse varietà. Le valutazioni produttive, condotte con metodo scientifico, durante la fase di conservazione non potranno mai essere “ripetibili” e pertanto i dati che ne risultano presentano una significatività inutile;
libro genealogico: il libro genealogico è l’ultima fase del processo e ha lo scopo di far conoscere le caratteristiche produttive, misurate e trasmissibili alla prole, dei riproduttori.
Conclusioni
Negli interventi di recupero, conservazione e valorizzazione delle razze locali è necessario mantenere separate le attività di conservazione da quelle di valorizzazione. Dalle esperienze acquisite è stato possibile elaborare un diagramma di flussi che consente la conservazione della variabilità genetica, individuale e di gruppo, nelle popolazioni in conservazione e rende possibile programmi di miglioramento genetico nelle iniziative di valorizzazione commerciale.
Lavoro presentato al Convegno Nazionale "Parliamo di … allevamenti alternativi e valorizzazione del territorio" - Cuneo 25 settembre 2003
avviate (gallina Padovana, Gallina Polverara, pollo Bianca di Saluzzo, pollo Valdarnese, ecc.) acquisendone i punti di forza, evidenziando e risolvendo i punti critici. Il metodo proposto tende ad evitare tali problematiche consentendo sia la conservazione della razza che un’adeguata attività di miglioramento genetico a scopo commerciale.
Parole chiave: conservazione, valorizzazione, razze lovali.
Record for the recovery of autochtonal species and the exploration of the alternative breeding connected to the territory
Summary: Recently the activity of recovery and preservation of avicultural species has picked up from lands animals that for decades have been keep themselves autonoms, arriving to us; these populations, subjected to tries and valuations have sometimes showed fertility and fecundity problems, a loss of genetic drift in relation to the morphological characteristics, typical of race.
Experiences, wich have already started, have been analyzed (for example Gallina Padovana, Gallina Polverara, Pollo Bianco di Saluzzo, Pollo Valdarnese), some positive aspects have been acquired, weak points have been evinced and resolved. Method, wich has been suggested, has the purpose to evade these problems, in order of permitting both the preservation of breed and an appropiate genetic improvement for the sake of trade.
Key words: preservation, eploitation, local races.
Premessa
Negli ultimi mesi si è presentata la necessità di pianificare l’attività di recupero e valorizzazione di razze avicole autoctone: gallina Grossa di Bologna nelle varietà nera e cucula, pollo Giante nero d’Italia, tacchino di Corticella, tacchino di Benevento, anatra Friulana, oca del Doge o di Treviso, pollo Milanino, pollo Perniciato Fidentino e pollo Italiano a cinque dita. In alcuni casi l’attività richiesta è solo di conservazione mentre in altri vengono richiesti programmi di valorizzazione
produttivi. In altri ancora vengono richiesti entrambi. Al fine di omogeneizzare l’attività e non entrare in competizione tra attività di conservazione e programmi di miglioramento genetico è stato attivato un diagramma di flussi che ha lo scopo di consentire un facile monitoraggio dei progressi ottenuti. Questo protocollo ha come obiettivo principale la conservazione della variabilità genetica delle razze autoctone e consente, successivamente, l’attivazione di programmi di miglioramento
genetico per attività economiche. Molta importanza è stata data al legame col territorio vincolando l’attività alla costituzione di registri anagrafici e associazioni di razza. La scelta di un “diagramma di flussi” per organizzare l’attività di recupero, conservazione e valorizzazione delle razze avicole, è dettata dalla necessità di non avventurarsi in maldestre attività di conservazione o produttive portare i soggetti recuperati alla deriva genetica.
Risultati e discussione
Le fasi del diagramma di flussi volte ad acquisire i risultati precedentemente indicati in premessa sono le seguenti:
ricognizione storica: deve essere realizzata un’indagine bibliografica e iconografica volta a stabilirne l’autenticità e a tracciare l’evoluzione della razza;
acquisizione della memoria storica: ci si può trovare di fronte ad una popolazione con caratteristiche ben definite e trasmissibili ma manca del tutto qualsiasi riferimento bibliografico (es. “Fagiano delle Valli Napoleoniche veronesi” e “Oca del Doge” a Treviso). In questo caso è necessario acquisire i “ricordi” della popolazione locale rafforzandoli in un documento storico;
identificazione del comprensorio oggetto di studio: in base alle indicazioni storiche viene individuato il comprensorio, al quale è legata la popolazione, definendone le caratteristiche ecopedologiche, che influenzeranno i disciplinari di conservazione;
monitoraggio del territorio: si avvia la ricerca degli animali e l’individuazione dei gruppi esistenti procedendo ad una corretta valutazione del gruppo etnico;
ricostituzione dei soggetti: a volte la popolazione può essere del tutto estinta ma, dalla documentazione storica, è possibile recuperare i programmi genetiche che ne hanno permesso la formazione (es. Grossa di Bologna, Gigante nera d’Italia, Milanino, ecc.). in questo caso è possibile procedere alla ricostituzione della razza;
purezza genetica: viene valutato il grado di purezza genetica della popolazione analizzando l’uniformità dei soggetti e la trasmissione dei caratteri somatici;
registro anagrafico: con le procedure previste dall’attuale normativa si procede all’istituzione del registro anagrafico nel quale vengono annotati gli animali riproduttori della razza o popolazione in esame con l'indicazione dei loro ascendenti;
associazione di razza: per formare un solido legame tra la razza e il comprensorio si procede ad una diffusione degli animali e all’istituzione di un’associazione di razza tra gli allevatori interessati;
standard di razza: lo standard di razza, che stabilisce le caratteristiche della popolazione in esame, deve essere realizzato dall’associazione di razza e costituire parte integrante del registro anagrafico;
disciplinare di conservazione: dopo il recupero di una popolazione e la realizzazione dello standard è indispensabile procedere al mantenimento della variabilità genetica della popolazione anche a scapito della uniformità delle caratteristiche somatiche. Il disciplinare di conservazione, che deve essere fatto proprio dall’associazione di razza, deve garantire soprattutto la rusticità della popolazione e il mantenimento della variabilità genetica del gruppo e dei singoli soggetti; tali obiettivi vengono raggiunti con l’applicazione di un idoneo programma riproduttivo;
iniziative di valorizzazione: solo quando è consolidata un’associazione allevatori di razza e quando le caratteristiche genetiche della popolazione sono al sicuro si può procedere a iniziative di valorizzazione. Questa è la linea di confine tra attività di conservazione e attività di miglioramento genetico e deve avere come attore principale l’Associazione allevatori di razza. Le iniziative di valorizzazione possono essere così individuate: riconoscimento di “prodotto agroalimentare tradizionale”, riconoscimento di “prodotti tipico”, realizzazione di marchi aziendali e certificazione di processo, marchi Comunitari: D.O.P., I.G.P., ecc. In questa fase è da favorire lo sviluppo di più aziende che, a marchio individuale, commercializzano il prodotto mentre la vendita collettiva (monopolio d’offerta) ha spesso dato risultati deludenti;
incubatoi di moltiplicazione e certificazione volontaria di prodotto: l’attività di valorizzazione porta ad aumentare la diffusione dei soggetti anche al di fuori del comprensorio individuato come zona di origine. È consigliabile l’istituzione di uno o più incubatoi, privati o associati e l’identificazione del prodotto attraverso “certificazione volontaria” come previsto dalla
normativa comunitaria;
miglioramento genetico: nelle aziende impegnate in attività produttive deve essere abbandonato il programma genetico di conservazione e devono essere introdotti programmi genetici di miglioramento in base alle esigenze di mercato. Per esempio, nel caso della Polverara, presente in due colorazioni (bianca e nera), è auspicabile il miglioramento genetico verso la produzione di carne per la varietà bianca e il miglioramento genetico verso la produzione di uova per la varietà
nera;
disciplinari di produzione: le diverse attività produttive devono essere accompagnate da disciplinari di produzione che si differenziano dai disciplinari di conservazione;
valutazioni produttive: solo quando si è sviluppata una credibile attività produttiva è opportuno avviare valutazioni produttive della popolazione e delle diverse varietà. Le valutazioni produttive, condotte con metodo scientifico, durante la fase di conservazione non potranno mai essere “ripetibili” e pertanto i dati che ne risultano presentano una significatività inutile;
libro genealogico: il libro genealogico è l’ultima fase del processo e ha lo scopo di far conoscere le caratteristiche produttive, misurate e trasmissibili alla prole, dei riproduttori.
Conclusioni
Negli interventi di recupero, conservazione e valorizzazione delle razze locali è necessario mantenere separate le attività di conservazione da quelle di valorizzazione. Dalle esperienze acquisite è stato possibile elaborare un diagramma di flussi che consente la conservazione della variabilità genetica, individuale e di gruppo, nelle popolazioni in conservazione e rende possibile programmi di miglioramento genetico nelle iniziative di valorizzazione commerciale.
Lavoro presentato al Convegno Nazionale "Parliamo di … allevamenti alternativi e valorizzazione del territorio" - Cuneo 25 settembre 2003
Arduin M.
2003