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Metodo piemontese per l'allevamento del coniglio in montagna

Se si utilizzano idonee tecniche d’allevamento e un’alimentazione razionale il coniglio può essere allevato senza problemi anche in zone di alta montagna ad un’altezza che può arrivare anche a 1800 metri s.l.m. Il coniglio è infatti un animale in grado di sopportare basse temperature che possono arrivare anche a 22° sotto zero.
Il metodo d’allevamento proposto è stato sviluppato, negli anni ’40 del secolo scorso, dalla Stazione Sperimentale Alpina di Salice d’Ulzio (metri 1865 s.l.m.). L’attività riproduttiva prevede 4 parti all’anno a partire da metà gennaio e fino al mese di agosto. Dopo il primo accoppiamento seguono altri accoppiamenti a una distanza di 25 giorni dal parto precedente. In questo modo si ottiene una buona attività dai riproduttori e si sfrutta l’accrescimento dei giovani in un periodo in cui questo è facilitato dalla buona temperatura e dalla presenza di alimenti naturali recuperabili nei prati. Lo svezzamento della prole viene fatto a 42 giorni (sei settimane) ottenendo soggetti ben sviluppati e con buoni accrescimenti. La prolificità che si ottiene con questo metodo è ottima e una femmina allatta sempre da 6 a 8 coniglietti.
Le femmine riproduttrici possono poi utilizzare un lungo periodo di riposo: da settembre a inizio gennaio.
Questo metodo prevede l’accoppiamento contemporaneo di più femmine. In questo modo si consente il “pareggiamento delle nidiate” e quindi una maggiore omogeneità dei conigli all’ingrasso.
Per garantire un ottimo stato di salute delle coniglie in produzione si procede al controllo del loro peso ogni due settimane. In questo modo è possibile verificare con esattezza lo stato di salute delle coniglie evidenziando tempestivamente situazioni di deperimento causate da insufficienza di alimenti rispetto al consumo di energie che l’allattamento comporta.
L’allevamento viene fatto con ceste a terra. I conigli sono lasciati pascolare da 8 a 18 settimane garantendo loro movimento, aria, sole e foraggio sempre fresco e tenero.
Per quanto riguarda l’alimentazione si fa uso della vegetazione locale. La flora alpina, composta da numerose specie, è particolarmente gradita al coniglio per la grande varietà di aromi e sapori.
Dalle esperienze fatte si può affermare che il coniglio ha una particolare predilezione per le piante a larghe faglie e per le essenze aromatiche. Il programma alimentare prevede la somministrazione di tre pasti giornalieri: il primo alle 8 del mattino, consiste in un pastone caldo. Il secondo pasto a mezzogiorno, a base di verdure, tuberi o rametti a seconda della stagione. Il terzo alle 18, è quello più abbondante ed è di fieno o verdura. Si lascia sempre a disposizione dei conigli acqua pulita.
Per gli animali a riposo (settembre – gennaio) la razione viene ridotta.
Le razze consigliate per questo metodo d’allevamento sono: Coniglio di Carmagnola, Argentata di Campagne, Bianca di Termonde (Blanc de Termonde), Blu di Vienna, Lepre belga, Himalaya, Turingia.
L’età più adatta alla macellazione si è dimostrata, dalle esperienze piemontesi, essere quella delle 14 – 16 settimane. L’accrescimento infatti, nei primi quattro mesi raggiunge il massimo per poi diminuire sensibilmente dal quarto al sesto mese.

Metodo piemontese per l'allevamento del coniglio in montagna
Moltoni A.
1950