Malattie del pollame
Editato dall’Istituto Sieroterapico Milanese S. B. agli inizi del ‘900. All’interno del libro si possono scoprire le malattie che all’epoca erano patite dal pollame. Fra le malattie infettive e parassitarie che più frequentemente infierivano tra i polli quelle conosciute erano: La “Pseudopeste”, il “Colera Aviario”, il “Diftero Vaiolo”, la “Coccidiosi”, la “Verminosi”, la “Pullorosi”, la “Tubercolosi”, le “Malattie Respiratorie” e la “Leucosi”.
Il colera aviario, secondo il testo dei primi del novecento, era dovuto ad un piccolo germe, la Pasteurella aviseptica, che poteva colpire tutti i volatili domestici: polli, tacchini, oche, anatre, le faraone ecc… L’infezione permane nell’ambiente e si risveglia specialmente alla fine dell’estate e dell’autunno. Nei pollai il colera aviario si manifesta sempre in forma acuta con la morte rapida dei soggetti dopo poche ore di malessere; in rari casi si osserva diarrea. Il colera aviario colpisce saltuariamente qualche soggetto, causando giornalmente o a giorni staccati, qualche morte improvvisa. I volatili morti di colera si presentano non deperiti e col gozzo pieno. All’autopsia la milza ed il fegato appaiono molto ingrossati e sul fegato si vedono dei puntini giallastri molto numerosi. Per combattere questa malattia l’Istituto Sieroterapico Milanese preparava tre specialità e precisamente: due vaccini (uno a germi vivi ed uno a germi uccisi) ed un Siero specifico contro il colera.
Il vaccino a germi vivi contro il colera era costituito dalla brodo coltura di un ceppo di colera aviario dotato di forte potere immunizzante attenuato nella sua virulenza mediante passaggi su particolari terreni di coltura. I Vaccini vivi di ceppo aviario conferiscono contro il colera una buona immunità, naturalmente senza inconvenienti, poiché la loro virulenza è stata perfettamente dosata. Questo vaccino però non deveva mai essere usato nei piccioni, nelle faraone e nei fagiani, perché potevano contrarre un infezione mortale. La vaccinazione andava fatta alle anatre ed alle oche di età superiore ad un mese ed ai polli ed ai tacchini di età superiore ai due mesi; la dose è di cc. 0,5 per via sottocutanea alla coscia, da ripetere dopo 8-10 giorni. La vaccinazione contro il colera con il Vaccino a germi vivi doveva essere ripetuta almeno due volte all’anno tenendo presente che il periodo nel quale il colera presenta la massima diffusione e virulenza era quello che precedeva immediatamente la stagione autunnale. Per il vaccino a germi morti contro il colera aviario le dosi erano identiche. Le fiale una volta aperte erano impiegate subito per evitare ogni inquinamento. La confezione di ogni fiala era di cc. 10.
Il Siero contro il colera dei polli era costituito da siero di sangue di cavalli iperimmunizzati con vari ceppi virulenti della Pateurella aviseptica. Negli allevamenti già infetti si poteva arrestare rapidamente la malattia praticando la sieroterapia a tutti i volatili secondo le seguenti dosi: cc. 2-3- ai polli e alle faraone; cc. 5 alle anatre; cc. 8 alle oche ed ai tacchini.
Risultati migliori si potevano ottenere se unitamente all’intervento sieroprofilattico si associavano misure di igiene e profilassi diretta: disinfezione del locale con aggiunta di qualche antisettico all’acqua di bevanda (cc. 20 di Ismisulfa in tre litri di acqua e somministrazione del cibo per 4-5 giorni in una compressa di Plurisulfa ogni 10-20 volatili adulti); oppure somministrando Coccidioxal (sulfaquinoxalina) nelle stesse dosi che servono per la cura della coccidiosi.